Transizione green (non) a rischio | ISPI

2022-05-13 18:07:45 By : Mr. Johnny Jin

Dalla firma degli accordi sul clima di Parigi nel 2015, la transizione energetica e la decarbonizzazione delle nostre economie sono state le “rockstars” delle iniziative e dei negoziati climatici su scala europea e globale.

Il conflitto in Ucraina ha però sottratto ai riflettori il tema della transizione energetica, che è stato rimpiazzato da preoccupazioni sulla sicurezza degli approvvigionamenti. L’Unione europea è estremamente dipendente da Paesi terzi per il suo fabbisogno energetico e nel 2021 ha importato il 27% del suo petrolio e il 45% del suo gas dalla Russia, cioè da un fornitore che si sta dimostrando sempre più inaffidabile.  È di questi giorni la notizia dell’interruzione delle forniture di gas russo a Polonia e Bulgaria che non hanno voluto pagare le forniture in rubli, come richiesto dal Cremlino.

Alcuni analisti hanno quindi evocato il rischio che il rischio di rotture degli approvvigionamenti e impennate dei prezzi dell’energia possano mettere a repentaglio la transizione energetica, ad esempio distogliendo fondi originariamente allocati per iniziative mirate alla decarbonizzazione delle nostre economie verso altre priorità.

Tuttavia, la narrativa che vuole contrapporre la transizione energetica alla sicurezza degli approvvigionamenti è fallace. Due dei pilastri fondamentali della transizione sono efficienza energetica e promozione delle energie rinnovabili. Con una economia più efficiente e con più fonti rinnovabili, in gran parte prodotte in Europa, noi contribuiamo sia alla transizione energetica che alla sicurezza dei nostri approvvigionamenti riducendo la dipendenza da combustibili fossili provenienti in maniera preponderante da fornitori esterni.

In altre parole, transizione energetica e miglioramento della sicurezza degli approvvigionamenti sono due lati della stessa medaglia che si completano e rafforzano vicendevolmente.

La storia dell’umanità è stata un susseguirsi di transizioni energetiche che possono fornire spunti di riflessione per il presente.

Sorvolando per cento anni sulle successive transizioni energetiche si può arrivare a una mini transizione avvenuta durante la presidenza di Donald Trump che aveva indicato come sue priorità il rilancio del carbone e l’abbandono degli accordi sul clima. Tuttavia, fra il 2016 e il 2020, malgrado la retorica carbonifera e anti-ambientalista di Trump, le emissioni di gas a effetto serra e il consumo di carbone americani diminuiscono. La diminuzione è stata originata da un maggiore utilizzo di gas statunitense che ha rimpiazzato il carbone, una fonte fossile più inquinante.

Vediamo quindi come transizioni energetiche siano sempre avvenute nella storia dell’umanità quando una sorgente di energia o una tecnologia più efficiente hanno rimpiazzato fonti o tecnologie meno efficienti.

Prima di tutto è necessario presentare la transizione energetica in modo che sia comprensibile e accettabile al grande pubblico, ma la narrativa veicolata da alcuni politici non ha aiutato. Jennifer Granholm, il Segretario americano all’Energia nominato da Biden aveva indicato all’inizio del suo mandato: “I’m not going to sugarcoat how hard transitions are”, in altre parole la transizione energetica non sarebbe stata facile.

Presentare la transizione energetica come un cammino duro e di sacrifici non è stato un capolavoro di marketing: si sarebbe invece dovuto mettere l’accento sui suoi vantaggi e sulle sinergie con altre politiche. Nel caso dell’Unione europea, ad esempio, una politica di decarbonizzazione si tradurrebbe automaticamente in un’aumentata sicurezza energetica considerando la nostra dipendenza da importazioni di combustibili fossili.

Anche durante la pandemia una certa narrativa indicava che, essendo il rilancio dell’economia la nostra priorità, la transizione energetica sarebbe passata in secondo piano. In realtà è da sottolineare che, anche se finalizzati al rilancio delle nostre economie, un terzo degli investimenti del Next Generation EU, sono destinati a progetti per accelerare la transizione energetica e la lotta al cambiamento climatico.

Un’altra “presunta” barriera alla transizione energetica sono i costi attualmente elevati dell’energia. Tuttavia, guardando al passato si può ricordare che fu proprio negli anni ‘70, dopo gli shock petroliferi che portarono il prezzo del petrolio da 3 a 40 dollari al barile, che vennero fatti progressi nell’efficienza energetica. Non a caso la prima legge italiana sull’efficienza energetica degli edifici venne promulgata nel 1973 dopo il primo shock petrolifero. Un alto prezzo dell’energia dovrebbe costringerci a fare di necessità virtù dando ad esempio ulteriore impulso all’efficientamento dei nostri edifici che permetterebbe di ridurre i consumi, le bollette e anche la qualità dell’aria delle nostre città.

Venendo alle rinnovabili, un loro incremento aiuterebbe la transizione energetica ma ridurrebbe anche la nostra dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili. In un’intervista al “Corriere della Sera”, il CEO di ENEL Francesco Starace ha indicato che in Italia si potrebbero realizzare in tre anni 60 GW di rinnovabili. Questo ridurrebbe la domanda di gas di 18 miliardi di metri cubi all’anno, più della metà dell’import di gas russo, generando un ciclo di investimenti di 80 miliardi di euro non legati al PNRR.

Naturalmente non tutto sarà rose e fiori e la transizione avrà dei costi. E’ necessario che tali costi non ricadano sulle fasce più deboli della popolazione sia perché questo processo deve essere equo anche per salvaguardare la stabilità politica e sociale; ad esempio, nel 2018, la proposta del Governo francese di aumentare il prezzo della benzina di 10 centesimi al litro scatenò la rivolta dei “gilet gialli”.

Il conflitto in Ucraina, gli alti prezzi dell’energia e l’impatto della pandemia sulle nostre economie non saranno necessariamente un freno alla transizione energetica.

In primo luogo, un terzo degli investimenti del Next Generation EU sono destinati a progetti per accelerare la transizione energetica e la lotta al cambiamento climatico.

In secondo luogo, la promozione delle fonti rinnovabili europee e un incremento della nostra efficienza energetica avrebbero un impatto positivo non solo sulla transizione ma anche sulla sicurezza dei nostri approvvigionamenti, diminuendo la nostra dipendenza da fornitori esterni.

Infine, nel presentare la transizione energetica al grande pubblico si dovrebbe privilegiare una narrativa che metta in evidenza i vantaggi della transizione e le sue sinergie con altri obiettivi strategici in modo comprensibile e accettabile per il grande pubblico.

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